Lettere e Opinioni

Miseria dell’informazione

Se guardando una delle trasmissioni pollaio avete avuto l’occasione di assistere a un fuoco di fila di ospiti prezzolati che accusano qualche poveraccio in collegamento che prende il reddito di cittadinanza, avete capito qual è il progetto dei ricchi. – Miseria dell’informazione

Essi costituiscono una classe compatta che sottrae risorse e diritti alla gente e la defrauda della capacità di rendersi conto dell’abuso, di arrivare insomma con le proprie forze a immaginare una via d’uscita, una società diversa da quella che essi raccontano.

Una delle panzane circolate in passato

negli ambienti socialisti è stata la capacità inscritta nel proletariato di decifrare la struttura sociale e il progetto dominante.

E’ seguita in leggero subordine quella “dell’avanguardia operaia”, opportuna mitigazione della precedente panzana. Purtroppo l’aiuto ai poveri è sempre arrivato da benestanti che hanno amato il genere umano e non si sono schierati col progetto dei loro simili.

I poveri sono poveri perché non hanno gli strumenti per riconoscere la loro condizione, per capirne le cause e immaginarne gli sviluppi. Ci vuole per loro un padrone, uno che racconta con erudizione e linguaggio padronale i rapporti tra ricchezza e povertà e svela l’origine delle due condizioni.

Stava andando tutto così bene per gli arraffoni nostrani allorché accusavano di malavoglia e incapacità a prosperare chi cadeva in miseria, quand’ecco sopraggiungere un capopopolo a guastare loro la festa.

Beppe Grillo da Genova si inventò avanguardia

e riunì lo scontento sotto una sola bandiera. I padroni tremarono e scaricarono sul comico un’incredibile sfilza di accuse: è ricco, guadagna con il blog, usa la politica per il proprio interesse, è un assassino, il figlio è uno stupratore.

Più tardi è arrivato Conte. Uno capace di spiegare ai miseri la causa della loro miseria, che si dice pronto a fare qualcosa per loro, cioè a fare l’avvocato degli italiani.

Sono fiorite allora denigrazioni sulla qualità della pochette, sulla borsa griffata della compagna, sui soldi del “suocero”, sulla supposta ostentazione a stare dalla parte dei poveri, fare il pieno di consensi con la disperazione della gente. La propaganda dei suoi nemici ha cercato di dimostrare che chi è ricco non può rappresentare i poveri.

A questi sarebbe piaciuto che la miseria da loro creata fosse restata senza voce e si fosse mantenuta come massa di manovra per il gioco del potere. E se Conte va una volta a Cortina con i soldi suoi, per i nemici sta tradendo l’impegno con i protetti.

Giacché l’estrema strategia dei ladri è separare i truffati dal loro difensore.

Giuseppe Di Maio

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