Il congresso delle parole

Minacciato e strombazzato dal giorno dopo le elezioni, il lento percorso del PD verso la sostituzione dei suoi vertici è iniziato. Il grosso animale, composto da parlamentari, amministratori locali, boiardi di Stato, finanza, istituzioni civili, impiegati carrieristi, tv giornali e giornalisti, amici imprenditori e osservatori interessati, è stato svegliato dal botto mattiniero di una bomba sotto l’automobile della prima consigliera dell’ambasciata italiana ad Atene. Con la stessa miccia ha preso fuoco il congresso Dem, siccome la sorella della consigliera abita a Bologna, anzi a Roma, ha cittadinanza svizzera e statunitense, col padre americano e il nonno ucraino, giovane, di famiglia ebraica, e bisex. Insomma, una specie di manifesto vivente del partito democratico.
La giovane Elly Schlein, dopo aver deprecato il vile attentato alla sorella, ha annunciato di candidarsi alla segreteria del partito dal quale era scappata. Buona parte del solito carrozzone festante le ha fatto da corona applaudendo alla sua intenzione di rifondare il PD, ma non di fare una resa di conti identitaria; di salvaguardare il pluralismo nell’unico partito non personale del parlamento; di “cambiare il liberismo” (parole sue) e ridistribuire la ricchezza; di operare per la giustizia sociale e climatica e lottare per le disuguaglianze. Brava Schlein! Ancor di più quando se l’è presa con Renzi che ha distrutto il partito e poi se n’è andato, che ammicca con la destra e pretende di mettere il naso nelle cose di sinistra.
Ma noi non ci fidiamo. E se uno le rifà la domanda: come intende guidare il PD, ella risponde che bisogna rifondarne l’identità. Opperbacco! Non doveva essere già chiara la funzione del suo partito nella società? Più tardi precisa anche la necessità di mettersi alla ricerca del “blocco” sociale di riferimento, per rifondare il nuovo PD… Ancora? E noi che pensavamo volesse rifondare la sinistra, invece anche lei sta pensando solo agli elettori. Poiché, se nel suo partito rifanno capolino le idee, ma si perdono le elezioni, ritorna la crisi d’identità. E allora bando alle ciance: la cosa più importante è arrestare l’emorragia di voti verso il M5S, scimmiottare la rinascita del partito dei lavoratori, della giustizia, dell’eguaglianza, e vincere.
Ed eccolo là: il PD di sempre. Strumento elettorale col solo interesse a governare, per spartirsi lo Stato e le prebende. Non era forse lei alfiere del no al referendum contro il taglio dei parlamentari? Le idee non si proclamano, si praticano; i voti non si sommano, si rispettano; e vincere non è l’unico obiettivo della politica. Dopo più di 30 anni di mancata rappresentanza a sinistra gli elettori aspettano di essere difesi e non essere contati. Ecco perché sinistra è chi sinistra fa. Come il M5S, che per poter fare poche riforme stemperate da due gatti appesi ai marroni, ha perso la metà dei propri voti.