Non avere la verità in tasca, ma la libertà in mente

Ci sono pochi dubbi sul fatto
che siamo in piena democratura. La denominazione deriva dalla sintesi tra i termini “democrazia” e “dittatura”.
Una definizione coniata dall’uruguaiano Eduardo Galeano (1940-2015), considerato uno dei più influenti giornalisti e scrittori dell’Americana latina.
Designa un sistema di governo che ha le sembianze e la struttura politica della democrazia, ma il potere effettivo è detenuto da un’élite oligarchica che agisce indipendentemente dalla volontà del popolo sovrano.
Che l’Italia sia in questa fase sembra dimostrato dai numerosi Presidenti del consiglio dei ministri (ultimo in ordine di tempo: Mario Draghi) che non sono legittimati dal corpo elettorale, o le “sofferte” rielezioni dei Presidenti della repubblica: Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella.
Né deve sorprendere più di tanto
il disinibito comportamento politico del Ministro Luigi Di Maio. Agli smemorati (o finti tonti?) ricordiamo due vicende. Nel 2008 il Senatore Sergio De Gregorio, eletto nella lista di centrosinistra di Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, passò con il centrodestra facendo cadere il Governo Prodi.
Lo stesso De Gregorio ammise di aver ricevuto da Berlusconi 3 milioni di euro e Berlusconi venne processato per corruzione impropria, ma il reato è caduto “in prescrizione”.
Nel 2010 i Deputati Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, anch’essi eletti con Italia dei Valori, passarono al centrodestra e contribuirono a tenere in piedi il quarto Governo Berlusconi.
Cominciano dunque ad essere numerosi i liberi pensatori convinti che è il sistema che va cambiato.
È possibile superare l’attuale democratura?
A giugno 2022, il Registro Asia dell’Istat (registro di base delle istituzioni pubbliche) rivela che i dipendenti pubblici ammontano a quasi 3,5 milioni di persone, di cui 1,37 milioni nelle amministrazioni locali. 1 milione circa del personale statale è nella scuola.
Vi è poi l’ambito delle forze armate, Esercito: 95.511, Marina Militare: 30.427, Aeronautica Militare: 41.105, Arma dei Carabinieri: 109.576, Guardia di Finanza: 63.528: polizia di stato 97.918.
Tuttavia per l’uomo qualunque i dipendenti pubblici generalmente non soddisfano le aspettative, e se si parla con un funzionario pubblico di rango si otterrà la lamentazione: «siamo sotto organico di...».
Si aggiunga che un qualsiasi militare di grado superiore può lamentarsi dell’inadeguatezza degli armamenti messi a disposizione.
Uno per tutti il carro armato Ariete di progettazione e produzione nazionale (Quando i primi Ariete prodotti in serie lasciarono le catene d’assemblaggio era ormai il 1995 e le loro caratteristiche tecniche risultavano ormai superate a causa di un power pack inferiore ai concorrenti occidentali.
Inoltre il mezzo manca di riservetta corazzata predisposta, al contrario degli altri carri occidentali di pari generazione. Ariete (carro armato) – Wikipedia).
Le forze armate poi dovrebbero essere uno strumento della diplomazia;
ma l’Italia da tempo non ha una politica estera adeguata. Si pensi al fabbisogno energetico crescente, e alla mancanza di un piano adeguato. Né il citato Ministro Luigi Di Maio sembra proporzionato al ruolo. I cahiers de doléance (o “libro mastro delle denunce”) potrebbero continuare ma il lettore avrà già capito dove si vuole arrivare.
Con il tramonto delle ideologie è iniziato il declino dei partiti politici. Le elezioni difficilmente muteranno nella sostanza la politica. La crisi della democrazia rappresentativa, è certificata dal crollo dell’affluenza alle urne. Al secondo turno delle Politiche in Francia ha votato il 46,23 per cento degli aventi diritto, con un’astensione record del 53,77 per cento.
In Italia, al primo turno del voto per le Amministrative si è recato il 54,73 per cento degli aventi diritto. L’affluenza definitiva dei ballottaggi delle elezioni amministrative è del 42.20%.
Ma, ripetiamo,
sono dati che vorremmo trattare con circospezione dopo la Dezinformacja osservata nei confronti della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina.
La linea di tendenza, in Francia come in Italia, si va stabilizzando sulla partecipazione di un elettore su due al rito fondante della democrazia.
Troppo poco per dire che le democrazie liberali godano di buona salute. E non è il caso di credere in una democrazia di consenso.
Se si volesse affrontare seriamente il problema, bisognerebbe domandarsi il perché della fuga dal voto, e del fatto che sempre più studiosi in Occidente approfondiscono l’alternativa del sorteggio.
Un’altra fuga dal voto, probabilmente è dovuta al fatto che i vari partiti che si presentavano come antitetici alla partitocrazia: Lega Nord, Italia dei Valori, Movimento 5 Stelle, solo per citarne alcuni, che in ordine di tempo una volta ottenuto un significativo consenso elettorale ed entrati nella stanza dei bottoni sono stati lestamente cooptati ed omologati.
In conclusione la «Casalinga di Voghera» s’è resa conto che il suo voto non cambia le cose.
Insomma, è come se una famiglia la cui casa sia stata data alle fiamme cercasse riparo nella casa del piromane per proteggersi dai servizi dei vigili del fuoco.
Ma ciò di cui molte nuove formazioni politiche “differenti” (autonomiste, federaliste, indipendentiste; giusto il 18/19 giugno in due località adiacenti al Lago di Garda si sono coagulate due formazioni con tale matrice) non mostrano d’aver ancora materializzato una proposta alternativa.
Ayn Rand, la scrittrice russo-americana, con il suo primo grande successo letterario: La fonte meravigliosa (The Fountainhead © 1943), chiarisce benissimo il fenomeno che vogliamo evidenziare.
Il protagonista del romanzo, Howard Roark, è un giovane architetto individualista che disegna edifici in stile moderno e rifiuta di scendere a compromessi con uno establishment architettonico che rifiuta l’innovazione. Howard Roark, spiega nel modo più chiaro le virtù dell’egoismo e della realizzazione individuale:
«Agli uomini è stato insegnato che la più alta virtù non è realizzare, ma dare.
Tuttavia non si può dare ciò che non è stato creato. La creazione viene prima della distribuzione, altrimenti non ci sarà nulla da distribuire.
Il bisogno del creatore viene prima del bisogno di ogni possibile beneficiario.
Eppure ci viene insegnato ad ammirare il secondo che dispensa doni che non ha prodotto al di sopra dell’uomo che ha reso i doni possibili. Lodiamo un atto di carità. Facciamo spallucce per un atto di realizzazione.»
Nel nostro caso ci domandiamo perché un qualsiasi nuovo soggetto politico autoctono, prima di presentarsi al pubblico non elabori un progetto di costruzione politica.
Un solo esempio per tutti: la mala gestio delle aziende municipalizzate ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro su fogli di giornale e pagine di libri.
Queste aziende
sono state spesso amministrate da personaggi dal modesto curriculum, Sindaci di paese, che sono improvvisamente assurti al rango di maghi della finanza.
Una mala gestio che si riscontra nella compilazione delle fatture, dove la “filosofia” sembra quella di certi avvocati statunitensi: ti sommergo d’informazioni per non darti alcuna delucidazione.
Infatti, quale comune cittadino è in grado di comprendere correttamente le bollette di luce, acqua e gas, così zeppe di numeri, oneri su questo e quello, criptici richiami a disposizioni di legge, e tasse sulle tasse?
Perché il nuovo partito di vattelappesca non dice semplicemente: «Noi vogliamo la fiducia dell’elettorato, perché il giorno dopo il nostro insediamento nelle istituzioni le bollette verranno così redatte!», e beninteso questo dovrebbe valere per ogni altro servizio erogato dalla nuova entità governamentale.
Alla partitocrazia
resterebbe l’appoggio dei “clientes” (parassiti più o meno corrotti che si annidano sia in tutte le istituzioni dello Stato, sia nel circo mediatico degli “artisti” venduti, e del giornalistume vario), e il potere immenso del denaro che tutto compra.
Ma tali “clientes” costituiscono circa un quarto della popolazione e rappresentano i veri nemici diretti per tutti coloro che rifiutano lo stato delle cose presenti. I “clientes” probabilmente scomparirebbero, e magari sorgerebbe una potenza civile, ovvero una democrazia di consenso.
Giusto per fare un esempio:
in questi giorni il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon, in una conferenza stampa, ha svelato il primo documento della serie “Building a new Scotland”, che illustrano le ragioni per il cambiamento.
È il primo incentrato sull’indipendenza.
Il governo scozzese è determinato a far sì che la scelta che le persone faranno sull’indipendenza sia informata, perché l’indipendenza di per sé non garantisce il successo di nessun paese.
Enzo Trentin