Io non ci vado

Io non ci vado
Eutanasia, cannabis e responsabilità civile sono state le proposte referendarie bocciate dalla Consulta.
Al di là delle questioni tecniche a suo tempo sollevate, ci si domanda qual è il senso del rifiuto, insomma, se c’è un obiettivo politico nel provvedimento della Corte Costituzionale.
Pertanto senza affogare nella sfilza delle procedure e nello strepito delle malelingue, passiamo ai quesiti che invece sono stati accolti. I 5 referendum che ci approntiamo a votare sembrano avere tutti un obiettivo dichiarato: incatenare gli strumenti che ha la magistratura per condannare i ladri.
La differenza maggiore tra quelli bocciati e quelli accolti,
è che i primi erano quesiti semplici, immediatamente comprensibili dalla gente, mentre gli altri sollevano faccende tecniche che il popolo faticherà non poco a capire, e soprattutto ad interessarsene.
Quelli bocciati, che rischiavano di essere promossi dal voto popolare, si è detto che sono stati affidati alla “politica”, cioè alla discussione parlamentare, come se il ricorso alle urne non fosse il punto più alto dell’espressione politica e della democrazia.
Da più di un anno è insediato un governo che vanta di avere obiettivi specifici: la vaccinazione generale e l’attuazione del PNRR. Quello precedente stava procedendo sulla stessa via e persino con maggiore successo, tuttavia il cambio fu giudicato necessario.
Da allora,
ciò che è stato più rimarchevole nel governo di “alto profilo” a cui ci hanno condannato il PdR Mattarella assieme ai partiti coalizzati contro il M5S sconfitti il 4 marzo, è la totale assenza nella lotta alla mafia e al malaffare; così come ha detto Gratteri: “non sono pervenuti”.
Eppure questo governo ha ritenuto opportuno rimettere mano alla Giustizia che aveva appena virato con la riforma Bonafede, producendo quella Cartabia che è un’accozzaglia di norme con l’obiettivo di rendere impossibile giudicare la classe abbiente.
E vogliamo ancora pensare che la Corte Costituzionale non sia un organo politico?
Ecco allora il combinato disposto.
- una Consulta che boccia gli interessi popolari, e a una riforma che non giudica i ricchi (e perciò i ladri), si affiancano quesiti referendari che imbrigliano la volontà della magistratura per poterli condannare.
- l’uno-due alla democrazia, che impedisce al popolo di esprimersi su questioni di interesse generale, mentre lo si obbliga a firmare provvedimenti di interesse privato.
Ma noi i ladri non li vogliamo in parlamento, li vogliamo in galera.
E perciò non andremo a votare. Però terremo d’occhio le percentuali d’affluenza dei concittadini ottusi e collusi, pronti ad andare nel seggio per scrivere NO su tutte le schede.
Giuseppe Di Maio