Veneto

ARAV a Bressanvido: un nuovo modo di fare allevamento è possibile

ARAV a Bressanvido: un nuovo modo di fare allevamento è possibile

Un nuovo modello di allevamento: sostenibilità, benessere, efficienza e capacità di comunicare i pilastri dell’innovazione
Il presidente di ARAV, Floriano De Franceschi: “il Veneto vuole essere protagonista del cambiamento per la zootecnia del futuro”

Un nuovo modo di fare allevamento è possibile. Non si volta le spalle a ciò che è stato ed in parte ancora è, ma si guarda alla ricerca ed all’innovazione, che rendono possibile un nuovo tipo di stalla, fatta di sostenibilità (ambientale ed economica), benessere animale, efficienza e capacità di comunicare il lavoro immane che viene fatto dagli allevatori. Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’incontro promosso da ARAV e svoltosi oggi alla Fattoria Fratelli Pagiusco di Bressanvido (Vi), sul tema: “La salubrità nella Stalla 4.0 sinonimo di sostenibilità a tavola” – Carbon free – Resilienza mammaria – Lisato piastrinico – Lattoferrina – Latte A2A2 per un cibo di territorio sempre più etico”.
A moderare il partecipato evento, realizzato nel rispetto delle norme vigenti in materia di contenimento del Covid-19, il direttore di ARAV Walter Luchetta, che ha visto alternarsi sul palco, dopo i saluti del sindaco di Bressanvido, Luca Franzè, e del presidente di ARAV, Floriano De Franceschi, il dr. Alberto Zannol – Direttore Direzione Agroalimentare Regione Veneto, intervenuto sul tema “Le sfide tecniche per la zootecnia veneta”, il prof. Massimo De Marchi – Dipartimento Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente – Università di Padova che ha illustrato “I risultati delle attività di ricerca collegate ai Controlli Funzionali 2020 su carbon free, resilienza mammaria, lattoferrina, latte A2A2”. Quindi è stata la volta dei direttori delle Associazioni di razza: il prof. Martino Cassandro (ANAFIBJ), il dr. Daniele Vicario (ANAPRI) ed il dr. Italo Gilmozzi (ANARE). Subito dopo il dr. Antonio Barberio, Responsabile Laboratorio Diagnostica Clinica Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e la prof.ssa Flaviana Gottardo, Dipartimento Medicina Veterinaria dell’Università di Padova, che hanno illustrato i risultati dell’innovativo progetto sull’utilizzo del lisato piastrinico in sostituzione degli antibiotici nella cura della mastite bovina. Il rapporto produttori-consumatori, invece, è stato definito dalla prof.ssa Chiara Fisichella, Docente di Comunicazione d’impresa all’Università IULM.
Entusiasta il sindaco Franzè, che ha ricordato il legame tra Comune ed ARAV: “guardare al futuro strizzando l’occhio all’innovazione è fondamentale. ARAV l’ha compreso ed è da sempre partner del Festival dell’Agricoltura, con le aziende del territorio, che creano un positivo impatto ambientale”.
Non lascia spazio a dubbi il presidente De Franceschi, che dopo aver ricordato il saluto rivolto dal governatore Luca Zaia, osserva: “il Veneto vuole essere protagonista del cambiamento nel modo di fare allevamento. Il fatto che ci siano amministratori locali che comprendono il lavoro che stiamo facendo ci onora, così come l’avere quale partner delle nostre attività la Regione Veneto. L’attenzione è sempre più alta su di noi, che abbiamo da tempo intrapreso percorsi virtuosi per il miglioramento della qualità del prodotto e del suo poter nutrizionale”.
“Le sfide che attendono gli allevatori veneti sono di due tipi – ha spiegato il direttore Zannol – imprenditoriali ed indotte. Le prime, finalizzate a generare un reddito sostenibile, si fondano sulla riduzione dei costi di produzione, l’efficientamento della stalla, la qualità delle materie prime, l’organizzazione dell’allevamento e la sanità delle bovine. Tutti elementi alla cui base ci sono la genetica e la ricerca, così come la formazione ed una qualificata consulenza tecnica. Le sfide indotte, invece, riguardano la capacità di rispondere a ciò che il consumatore richiede: qualità e salubrità delle produzioni. E si possono raggiungere attraverso il management di stalla, le certificazioni, informazioni e monitoraggi, formazione e consulenze”.
Si è entrati nel cuore dei contenuti tecnici dell’incontro con il prof. De Marchi, che ha sintetizzato i risultati delle attività sui controlli funzionali 2020: carbon free, resilienza mammaria, lattoferrina e latte A2A2. “Per quanto concerne la resilienza mammaria – ha spiegato il prof. De Marchi – sono stati rilevati 12 patogeni, alcuni dei quali normalmente presenti negli allevamenti. L’attenzione si è concentrata sui tre patogeni più temuti ed è emerso che laboratorio di analisi, tempestività dei campionamenti e gestione delle bovine e della stalla rappresentano dei punti per il miglioramento delle condizioni di benessere, della riduzione dell’utilizzo degli antibiotici e della redditività”. Sul versante dell’emissione di metano, i risultati hanno evidenziato dei picchi in alcuni animali, perciò il monitoraggio proseguirà. Grande attenzione è stata posta alla lattoferrina. “I fenotipi rilevati – aggiunge il prof. De Marchi – rappresenteranno un prezioso parametro al servizio delle Associazioni di razza per misurare la sanità delle mammelle. Questo è il primo studio fenotipico e genetico, per quantità delle rilevazioni effettuate, a livello nazionale. Un’indagine importante, se si considera che la lattoferrina può rappresentare un indicatore di benessere della mammella e, specie negli ultimi anni, è sotto i riflettori per gli effetti benefici nella lotta al Covid-19, per l’utilizzo nell’alimentazione dei bambini e degli integratori per adulti”. Infine, grande attenzione è stata posta anche alla β-caseina A2A2, la cui presenza rende il latte più digeribile. Le ricerche hanno confermato un’elevata presenza di questa proteina negli animali di razza Frisona.
I tre direttori delle Associazioni di razza, il prof. Martino Cassandro (ANAFIBJ), il dr. Daniele Vicario (ANAPRI) ed il dr. Italo Gilmozzi (ANARE) hanno sostanzialmente condiviso i grandi passi avanti compiuti dalla zootecnia. “Ed anche dagli allevatori, sempre più attenti alla sostenibilità, non solo economica – ha spiegato il dr. Gilmozzi – ma anche ambientale, arrivando ad un modello di allevamento, grazie alla genetica, più efficiente, quindi capace di produrre meno inquinamento”. Il cambiamento è stato ribadito anche dal dr. Vicario: “vent’anni fa ci si vergognava a parlare di duplice attitudine e prevalevano gli allevamenti intensivi. Oggi la situazione è diametralmente opposta e ciò che prima sembrava assurdo è diventato un’opportunità”. Non è diverso per la Frisona: “ci sono sempre meno allevamenti, ma cresce la dimensione ed il bisogno di assistenza tecnica. Serve un approccio olistico, in cui gli attori non ragionino più a compartimenti stagni, ma siano in grado di interfacciarsi”.
Accantonando la ricerca non si può fare allevamento. È emerso chiaramente dai risultati della ricerca sul lisato piastrinico presentati dai proff. Barberio e Gottardo. “Ridurre gli antibiotici – ha spiegato il prof. Barberio – serve ad evitarci di tornare agli anni ’30. I colpevoli di questa situazione non sono affatto gli allevatori, come da alcuni sostenuto. L’uso degli antibiotici, alla luce di queste considerazioni, dal prossimo anno dovrà essere eliminato per la profilassi, quindi per ridurre un’infezione batterica, mentre sarà ancora utilizzabile per la metafilassi, cioè per gli animali ad alto rischio di infezione”.
L’ipotesi di utilizzare il lisato piastrinico è emersa due anni fa, proprio nell’annuale convegno di Bressanvido. “Ci siamo confrontati con i colleghi lombardi – ha aggiunto la prof.ssa Gottardo – ed abbiamo proceduto con la produzione del lisato, mettendo poi in atto strategie differenti di impiego. Con il lisato piastrinico l’animale cura se stesso, riducendo di fatto l’insorgere di mastiti”.
Concetti interessanti, ma resta l’esigenza di riuscire a comunicarli ai consumatori. Concetti affrontati dalla prof.ssa Fisichella, che ha ricordato come: “il consumatore non cerca solo il benessere animale, ma vuole un consumo etico e la tracciabilità della filiera. Vuole dare un senso a ciò che consuma e sentirsi protetto. Per fare ciò è indispensabile che il produttore sia autentico, autorevole e trasparente. E la reputazione gioca un ruolo chiave”. Strategico sapere fare squadra. “Il lavoro di ARAV di operare con altri partner – sottolinea la prof.ssa Fisichella – è determinante per aumentare la credibilità ed il valore sociale del lavoro che si sta portando avanti”.
Concetti particolarmente cari anche al direttore generale di AIA, Mauro Donda, che ha posto l’accento sull’importante attività portata avanti dal Veneto. “Gli allevatori sono in grado di affrontare tante nuove sfide – ha evidenziato Donda – ma dobbiamo anche far conoscere ciò che facciamo, perché il nostro è un lavoro prezioso”.
E l’assessore Caner ha concluso: “la Regione Veneto non può che essere con gli allevatori per la qualità delle produzioni, che qualificano le nostre eccellenze, ma anche il territorio. Prodotti e territorio, infatti, sono un tutt’uno, così come agroalimentare e turismo. Puntare sulla sostenibilità è fondamentale, ma non dobbiamo dimenticarci anche dell’opportunità che la Gdo ci può offrire, magari attraverso prodotti a marchio. Per questo abbiamo introdotto il marchio “Veneto land of Venice, un punto fermo per la qualità”.

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