Veneto

Caporalato: il progetto “N.A.V.I.G.A.Re.” della Regione Veneto

Caporalato: il progetto “N.A.V.I.G.A.Re.” della Regione Veneto.

In relazione alla recente inchiesta della magistratura in materia di caporalato, la dirigenza del progetto N.A.V.I.G.A.Re. (Network Antitratta per il Veneto Intersezioni Governance Azioni Regionali) rende nota l’attività svolta:

“La Regione del Veneto sin dal 2016 è stata coinvolta attivamente nel progetto N.A.Ve (Network Antitratta per il Veneto), le cui priorità strategiche riguardano, tra l’altro, il contrasto al fenomeno del grave sfruttamento lavorativo e del caporalato. A partire dal 01 luglio 2021, il progetto ha acquisito un’importante valenza in quanto la Regione del Veneto è divenuta capofila del progetto, il quale ha assunto la denominazione N.A.V.I.G.A.Re. (Network Antitratta per il Veneto Intersezioni Governance Azioni Regionali). Le azioni di prevenzione e contrasto dei gravi fenomeni di sfruttamento in ambito lavorativo sono implementate grazie ad una fitta rete di partner multi-agenzia, afferenti alle istituzioni pubbliche (Ispettorati Territoriali del Lavoro, INPS, INAIL, Forze dell’ordine, Procure, Tribunali) e del privato sociale; le evoluzioni del fenomeno, in continuo mutamento anche a causa dell’emergenza pandemica, sono oggetto di profusa attenzione da parte del network impegnato nel progetto su tutto il territorio regionale.
Il sistema antitratta Veneto ha avviato interventi multiagenzia con le istituzioni preposte al controllo e alla tutela dei lavoratori all’interno delle aziende (Ispettorati del lavoro, FFOO, INAIL, SPISAL, INPS, Nuclei ispettivi dei Carabinieri del lavoro) fin dal 2007.
Dal 2018, con l’introduzione del reato del caporalato, attraverso la legge 199, gli interventi messi in campo dal sistema antitratta si sono ampliati, garantendo l’accesso ai diritti anche alle persone vittime di tale reato.
Gli operatori del progetto N.A.V.I.G.A.Re facilitano l’identificazione di potenziali vittime di caporalato e/o grave sfruttamento lavorativo presenti all’interno dell’azienda, attraverso un contatto finalizzato a fornire informazioni e a supportare la potenziale vittima, anche grazie alla presenza della mediazione linguistico culturale qualificata. L’azione degli operatori sociali, in stretta collaborazione, è inoltre indirizzata a garantire alla potenziale vittima aiuto e accompagnamento nella collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, promuovendo un intervento multidisciplinare di contrasto al crimine.
Ai lavoratori che scelgono di uscire dalle condizioni di sfruttamento e di rompere i legami con la rete del caporalato viene garantita una pronta assistenza e una formazione personale e professionale che garantisce l’inclusione socio lavorativa in contesti di legalità e garanzia dei diritti.
Nel corso del primo semestre 2021 le unità di contatto del Veneto hanno effettuato interventi di accesso nei contesti lavorativi in multiagenzia con le forze dell’ordine e gli organi di vigilanza in 10 aziende, 2 nel territorio di Vicenza e provincia, 6 nel territorio di Padova e provincia, 1 nel territorio di Venezia e provincia e 1 nella provincia di Verona. Sono state contattate 48 persone diverse provenienti da Cina, Pakistan, India, Marocco, Gambia, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Gambia, Nigeria e Ghana.
Le attività produttive dove sono emerse persone potenziali vittime di caporalato e grave sfruttamento sono l’agricoltura (attraverso il meccanismo dell’intermediazione illecita fornita dalle cosiddette “cooperative senza terra), il tessile manifatturiero (dove sono coinvolti principalmente lavoratori asiatici provenienti da Cina, Bangladesh e Pakistan), il volantinaggio, l’edilizia e la logistica agroalimentare.
Inoltre nel primo semestre dell’anno sono stati offerti servizi di orientamento alla legalità a 78 persone provenienti da condizioni di caporalato o sfruttamento lavorativo su 178 totali la cui segnalazione era arrivata anche grazie al Numero Verde Nazionale Antitratta, la cui titolarità dal 15 giugno 2021 è in capo alla Regione del Veneto.
Si tratta prevalentemente di uomini di età compresa tra i 30 e 45 anni provenienti da paesi Asiatici. L’esperienza maturata in questi anni ci dice che la condizione di irregolarità, il caporalato e sfruttamento lavorativo non fa che aumentare la situazione debitoria, peggiorare le condizioni di salute psicofisica e aumentare la fragilità e marginalità del lavoratore portando in alcuni casi a gravi infortuni, patologie sanitarie importanti o situazioni di fragilità psicologica e sociale”.

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