Su Aim Vicenza e sulla democrazia in Italia…
Egregio direttore,
mi consenta di rivolgermi al suo giornale per segnalare ai suoi lettori (e a chi avrà orecchie per intendere) il singolare comportamento del personale di AIM Vicenza Spa; la multiutility al servizio del territorio, così è scritto nel suo sito Internet. Azienda costruita nel 1906 per volere e a spese dei vicentini, e gestita dalla partitocrazia che ultimamente si sente autorizzata a vendere questo patrimonio comune senza nemmeno interpellare i suoi reali proprietari che sono i cittadini che l’hanno voluta.
Miracoli della democrazia rappresentativa dove gli elettori anziché eleggere dei pubblici amministratori, in realtà nominano i propri insindacabili padroni. Di strumenti per “ricondurli sulla retta via” non se ne parla. O meglio ci sarebbero ma sono stati depotenziati dai “rappresentanti” di questa carente democrazia.
Sorvoliamo sul fatto che la finalità dell’azienda era quella di fornire alla cittadinanza servizi di luce, acqua, gas in economia. Oggi grazie agli “illuminati governi” che hanno retto la nostra repubblica nata dalla resistenza, possiamo constatare attraverso la lettura di una semplice bolletta quanto oramai il gravame della tassazione (spalmata in diverse voci e giustificazioni) superi abbondantemente il costo dei servizi effettivamente goduti.
E fatto questo necessario preambolo arriviamo alla questione: recentemente io mi sono fatto carico di assistere per qualche piccola e banale incombenza una coppia di ottantenni. Costoro hanno subito alcuni disservizi ad opera delle predette AIM. Sorvolerò sul fatto che non è stato efficace ricorrere al telefono. Ho trovato dunque il tempo per recarmi presso gli sportelli di Vicenza convinto che il dialogo personale sia non solo insostituibile, ma possa ripianare le questioni
Mi sbagliavo, il personale è sì gentile ma dà l’impressione di assumere un comportamento robotico. Già allo sportello si percepisce come questo personale non sia un mezzo al servizio dei cittadini. Mentre l’operatore allo sportello è intronato su una seggiola una spanna più alta del suo interlocutore (tecniche di marketing interpretate al contrario), al cittadino (quasi fosse un questuante) sono riservate delle poltroncine studiatamente molto più basse.
E qui mi sia permesso di prendere a prestito la citazione presa da un articolo pubblicato tempo fa sul suo giornale: “Cosa in realtà sia la Burocrazia ce lo dice Wilhelm Reich, l’eretico allievo di Sigmund Freud: ogni gruppo umano fortemente gerarchizzato ha un collante essenziale in un meccanismo psicologico che, in sostanza è la trasposizione sociale d’una relazione sessuale sado-masochista. In questo tipo di relazione, com’è noto, uno dei partner trova la sua massima gratificazione nel dominio totale del partner sottomesso, che a sua volta trova la sua massima gratificazione nella sottomissione incondizionata al partner dominante. Dove il dominante e lo Stato incondizionatamente governato dalla partitocrazia, e il partner sottomesso e disarmato è il contribuente italiano.”
Nella sostanza il personale addetto agli sportelli di AIM Vicenza Spa, la multiutility al servizio del territorio, non è lì per risolvere i problemi come farebbe un qualsiasi intelligente privato erogatore di servizi. No! a quel personale non passa nemmeno per la testa di impegnarsi al servizio del cittadino poiché rigetta sistematicamente ogni argomentazione schierandosi dietro il paravento di capziose normative. Né è efficace il richiamo alla ragionevolezza, poiché persiste la sicumera del dipendente AIM.
Dunque, sempre prendendo a prestito quanto pubblicato dal suo giornale rilevo che, “è evidente come l’apparato burocratico sia l’ideale per personalità autoritario-gregariste e per la loro aggregazione sociale. Purtroppo tali personalità bramano il potere ma sono letteralmente terrorizzate dalla responsabilità, cioè dalla necessità di prendere decisioni rapide ed autonome, perché la loro inadeguatezza rischia di esser svelata ai superiori e a tutti da questo tipo di decisioni.
Un fattore cruciale del frequente immobilismo del Burocrate sta appunto in questa sua lotta segreta fra fame di potere e paura delle responsabilità. La personalità del burocrate ha tratti pertanto fortemente infantili. Personalità di bambino insicuro obbediente ai genitori, prepotente con i fratelli, convinto che il mondo intero ruoti attorno all’onnipotente padre-padrone-padrino (il superiore, il politico che lo fa assumere per “concorso” redigendone il bando, l’ente che lo paga e lo protegge).
Fuori nel mondo reale del rischio, la vita dei compagni più liberi, cioè dei lavoratori indipendenti, continua a pulsare mentre lui, il Burocrate, ne è escluso. Lui può solo guastare la festa dei compagni con qualche divieto paterno. Nel suo mondo illusorio solo le funzioni e le finzioni della Burocrazia hanno valore. E difatti per lui anche la realtà esterna esiste solo se essa è riconosciuta, approvata, autorizzata da lui o da un altro membro della sua corporazione. Ma è soprattutto nel rapporto tra lavoro e guadagno che emerge l’assurdità della condizione burocratica. Da non trascurare poi che nella Pubblica amministrazione, i burocrati più anziani predicano che l’arretrato è potere. Più carte da smaltire ci sono sulla loro scrivania, più favori potranno distribuire, estraendo dal mucchio la pratica giusta.
Per il Burocrate il reddito non è il frutto del lavoro apprezzato da utenti o consumatori o clienti che possono rivolgersi ad altri se non si sentono accontentati. Per il Burocrate il lavoro è solo presenza oziosa ed inutile in un luogo inutile. La sua attività quando esiste è solo un rituale noioso e defatigante imposto ad un’utenza coatta in regime di monopolio. E il reddito non ha nessuna rapporto con l’utilità e la qualità del lavoro prestato ma è solo il magico dono di un superiore, di un politico o di un Ente. Come lo scolaretto il Burocrate lavora senza neppure capire lo scopo della sua attività. Adulare e soddisfare il superiore-maestro ed ottenerne le migliori note di merito e la sospirata promozione è per il Burocrate, come per lo scolaro la suprema aspirazione.”
Insomma, non solo siamo in assoluto il paese europeo con il più alto costo per questi servizi, dobbiamo anche subire la petulanza di un personale che non si sbraccia per risolvere i problemi dell’utenza, preferendo mimetizzarsi dietro a regole autodeterminate da quella classe dominante che pretenderebbe d’essere democratica.
Per dirla come Ralph Waldo Emerson “le tue azioni parlano così forte che non riesco a sentire quello che dici”. Per quello che mi riguarda quindi, credo che i cittadini che già non hanno provveduto, bene farebbero a prendere in considerazione altri e più congeniali fornitori. Oramai i mercato è libero (si fa per dire, considerando che le tariffe sono le stesse – salvo promozioni – in tutto il territorio nazionale), per cui un fornitore più disponibile credo si possa trovare.
Luciano Spiazzi