Lettere e Opinioni

“La maggior parte di noi non è mai stata così bene”

Vicenza – Il 20 luglio 1957 lo statista inglese Harold MacMillan, appena nominato premier, tenne nello stadio di Bedford un discorso che è passato alla storia soprattutto per una sua affermazione. «Siamo onesti: la maggior parte di noi non è mai stata così bene. Prendete le campagne, le grandi città, i piccoli villaggi, e vi troverete un benessere mai esistito da quando io mi ricordo, anzi in tutta la storia di questo paese.» I politici amano vantarsi di dire «verità scomode»; perciò di rado parlano come Harold MacMillan, perché la sua era per così dire una «verità comoda».

L’enorme miglioramento della posizione sociale della donna, le aumentate opportunità di partecipazione sociale in genere, la riduzione dell’orario di lavoro giornaliero e annuale, nonché della vita lavorativa, l’istituzione dello Stato del welfare, il miglioramento delle infrastrutture accessibili a tutti e altri progressi qualitativi hanno notevolmente incrementato le chances di vita di molti. Mai come oggi tante persone hanno beneficiato di così grandi occasioni.

Ma questo progresso non è stato lineare. Grandi passi in avanti si sono alternati a periodi di stagnazione. E ai giorni nostri tutte queste chances di vita sono quotidianamente erose da una politica imperniata sui partiti politici che hanno trasformato il Parlamento in un’assemblea deliberante con un solo interesse: quello proprio e dei rispettivi clientes che li votano, e dove per “bene generale” vengono spacciate le operazioni più catastrofiche: Tav/Tac, Alitalia, Mose, autostrade, ex Ilva, solo per citarne alcune recenti. Politiche che trasformeranno presto lo stivale, nella riproduzione del recente destino della Grecia.

Appare convincente la formulazione di Karl Popper: «Quanto più cerchiamo di tornare a sottometterci alla magia tribale, tanto più sicuramente finiremo con l’Inquisizione, la polizia segreta, il gangsterismo, e il terrorismo circonfusi di un alone romantico». Con Popper alcuni indipendentisti veneti cominciano a contro proporre: «Noi dobbiamo avanzare nell’ignoto, nell’incerto, nell’insicuro, impiegando la ragione di cui disponiamo per creare più libertà e sicurezza.» 

In conseguenza di ciò cominciano a spuntare proposte di Costituzione per un Veneto indipendente. Una di queste è proposta dal movimento «Stato Veneto» fondato dall’avvocato veronese Vittorio Selmo. Essa è preceduta da una enunciazione di princîpi. In base a questi, ed alle osservazioni e contributi degli interessati, la stessa proposta dovrà-potrà essere aggiornata/emendata, rimanendo escluso che detta Costituzione federale della Confederazione dei Territori Veneti possa innestarsi in modo acritico su quei princîpi della Rivoluzione Francese rinvenibili nella Costituzione Federale Svizzera.

Perciò resta ferma la necessità della sua integrale revisione dopo l’apporto critico-costruttivo delle osservazioni e contributi che ogni collaboratore può apportare alla sua stesura definitiva. Ci sarà poi l’accettazione o meno dell’Assemblea costituente, ed infine quella da parte dell’integralità del popolo veneto. C’è tuttavia da constatare che la proposta di “Costituzione federale della Confederazione dei Territori Veneti”, redatta in 196 articoli, e diffusa in 1500 copie per ottenere osservazioni, critiche, consigli, proposte alternative, non ha ricevuto ad oggi alcuna risposta. 

L’unico che sembra averla copia-adottata quasi per intero è Enrico della dinastia Vella, il «sovrano» della Serenisima Nasion Veneta, un personaggio un po’ eccentrico, almeno da quanto appare qui. Il lettore poi non deve confondersi con “Stato Veneto”, un partito politico attivo in Veneto e nella Lombardia orientale nel quale sono stati iscritti quasi tutti i protagonisti dell’indipendentismo, e che via via ha generato altri soggetti: Indipendenza Veneta, o Indipendenza Noi Veneto con Zaia, Veneti Indipendenti, ed altri ancora.

Le evoluzioni dei più conosciuti protagonisti dell’autonomismo-indipendentismo veneto

È proprio grazie ai dissapori tra i differenti pseudo-leaders che c’è stata una gemmazione di movimenti e partiti autonomisti-indipendentisti. Si tratta di soggetti che contano i propri aderenti sulle dita di una mano; tanto che “Stato Veneto” è oggi soltanto una vuota sigla rimasta nella disponibilità del suo ultimo segretario: Antonio Guadagnini, oggi Consigliere regionale e animatore di quel coacervo di partitini sedicenti autonomisti-indipendentisti che va sotto il nome di Partito dei Veneti.

Cosa sia questo Partito dei Veneti ce lo segnala “Il Mattino di Padova” del 2 Dicembre 2019: «A Padova ieri c’è stato l’esordio dello “Tsunami Veneto”, l’evento di lancio sul territorio regionale della nuova formazione politica che federa dieci soggetti associativi della galassia autonomista e indipendentista. […] esattamente come il maremoto rischia di mescolare tutto e tutti. Ieri nella sala di quartiere di via Guasti in Guizza c’erano infatti bandiere di San Marco appese ovunque, al collo di qualcuno dei presenti, e si è parlato (quasi esclusivamente in dialetto) molto di autonomia. In prima fila però c’erano seduti Marco Carrai, ex assessore comunale del Pd e oggi mentore del vicesindaco Arturo Lorenzoni, Guido Parmeggiani di Amopadova (costola della lista civica legata all’attuale sindaco Giordani) e Federico Contin, re della movida padovana e anche lui vicino all’attuale amministrazione.»

Insomma, più che un partito autonomista sulla via dell’indipendenza, sembra la riproduzione dei partiti politici italiani che vorrebbero sostituire. Per capirci, non ci si trova di fronte agli emuli di Rosa Parks, la disobbediente civile che per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco come prevedeva la legge, diede origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery (Usa), iniziativa da cui sono poi scaturite tutte le leggi antirazziali degli Stati Uniti.

Tutti questi “nuovi” politici, poi, sembra non abbiano fatto propria la lezione di Buckminster Fuller che ispirò l’umanità e la spinse a dare uno sguardo omnicomprensivo al mondo finito in cui viviamo e alle possibilità infinite per migliorare gli standard di vita all’interno di esso. Eppure, che sia necessaria una svolta politica per far sì che la maggior parte di noi contini a star bene, lo dicono in molti. Si evince, tra gli altri, il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2019:

«Il rapporto degli italiani con la sanità è sempre più improntato a una logica combinatoria […] Nell’ultimo anno il 62% degli italiani che ha svolto almeno una prestazione nel pubblico ne ha fatta anche almeno una nella sanità a pagamento: il 56,7% di chi ha un reddito basso e il 68,9% di chi ha un reddito di oltre 50.000 euro annui. […] Marcate le differenze territoriali: il 22,6% nel Nord-Ovest, il 20,7% nel Nord-Est, il 31,6% nel Centro, il 33,2% al Sud.

«[…] In Italia ci sono 343.432 istituzioni non profit (+14% tra il 2011 e il 2016) che occupano 812.706 dipendenti (+19,4% nello stesso periodo). Più della metà delle organizzazioni risiede nelle regioni settentrionali (il 28% nel Nord-Ovest, il 23,3% nel Nord-Est), il 22,2% nel Centro, il 26,7% nel Mezzogiorno. La presenza è radicata nei territori, dove il terzo settore svolge una funzione economica e sociale decisiva per le comunità, ma che oggi vive una messa sotto attacco con il relativo rischio di downgrading di fiducia e reputazione nell’opinione pubblica.

«[…] Non è autosufficiente il 20,8% degli anziani. Insufficienti e inadeguate sono le risposte pubbliche a un fenomeno destinato a crescere, considerato l’invecchiamento progressivo della popolazione. Il 56% degli italiani dichiara di non essere soddisfatto dei principali servizi socio-sanitari per i non autosufficienti presenti nella propria regione (il 45,5% dei residenti al Nord-Ovest, il 33,7% nel Nord-Est, il 58,2% nel Centro, il 76,5% al Sud).

«[…] Per il 45,2% degli italiani l’età pensionabile non deve seguire l’andamento della speranza di vita, […] Il 53,6% delle pensioni erogate in Italia è inferiore a 750 euro mensili. Non sorprende allora che il 73,9% degli italiani sia d’accordo con la necessità di portare le pensioni minime a 780 euro al mese con risorse pubbliche. […] Solo il 23,3% degli italiani dichiara di sapere bene che cosa sia la previdenza complementare (il 19,4% tra i 18-34enni).

Il lettore che desidera approfondire può andare qui. C’è poi la spinta alla globalizzazione che è uscita da ogni controllo, e che le correzioni dei primi anni del nuovo secolo non hanno modificato gran che nel quadro complessivo. Un sondaggio del 2018 nel lavoro del commercio al dettaglio, lo “Stable Scheduling Study”, ha rilevato che l’80% dei lavoratori americani sono pagati a ore ha orari fluttuanti. Adesso molti datori di lavoro programmano le ore di lavoro con un algoritmo che calcola esattamente quante paia di mani sono necessarie in una certa fascia oraria, un processo noto come pianificazione a richiesta. Gli algoritmi sono progettati per contenere i costi della manodopera, privando però i lavoratori di lavorare con orari prestabiliti. L’impossibilità di pianificare, con almeno una settimana di anticipo, il proprio futuro ha un impatto pesante sulla famiglia.

La globalizzazione è diventata il grande alibi, di solito per aumentare i guadagni diminuendo i servizi. Giacché ha sempre significato anche l’incoraggiamento di un capitalismo sempre più orientato al guadagno, che ha scrollato i vincoli della solidarietà corporativa, della responsabilità a lungo termine e dell’impegno sociale.

C’è, in Veneto, una sorta di fiume carsico che manifesta sentimenti reconditi in gran parte della popolazione autoctona a resistere alla cancellazione della identità e della relativa coscienza-conoscenza di passato e presente, giusto e ingiusto, di falsi scopi, compressione di libertà e diritti nella società della manipolazione, falsificazione, sorveglianza, controllo e censura. E smascherare queste operazioni dovrebbe essere l’impegno del personale politico che guarda all’indipendenza senza passare per le vie istituzionali italiane. Insomma, c’è una domanda (popolare) di cambiamento per mantenere standard di vita soddisfacenti; ma manca ancora un’offerta (di una classe politica credibile) in grado di soddisfarla.

Enzo Trentin

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