Veneto

Pfas, chiuse le indagini preliminari

Venezia – “La Regione non perda tempo: dia immediatamente seguito alla mozione approvata in Consiglio il 22 marzo 2016 e predisponga le pratiche per il deposito della richiesta di costituzione di parte civile nel processo contro Miteni”.

Sono le parole del consigliere regionale del Partito Democratico, Andrea Zanoni, (vicepresidente della commissione Ambiente) e dalla collega della Lista Amp, Cristina Guarda, all’indomani della notizia della chiusura, da parte della Procura di Vicenza, delle indagini preliminari del primo filone di inchiesta sull’inquinamento da Pfas, con il rinvio a giudizio di tredici indagati, responsabili dello stabilimento di Trissino.

“Siamo soddisfatti – hanno proseguito – delle richieste di rinvio a giudizio. Adesso bisognerà leggere le carte, senza dimenticare che c’è ancora un secondo filone di indagini in corso che riguarda fatti più recenti, come la questione sul GenX. In questo secondo caso ci auguriamo che vengano ravvisati i reati previsti dalla legge sugli ecoreati approvata nel 2015 dal Governo Renzi, che prevede, tra l’altro, tempi di prescrizione molto più lunghi. È infatti grazie alla prescrizione che, in passato, troppi processi per inquinamento ambientale in Italia sono finiti in un nulla di fatto”.

Soddisfazione per l’avvio del processo è stata espressa anche da Legambiente Veneto, che non nasconde, però, la delusione per la mancata applicazione della legge sugli eco reati. “La nostra associazione – si legge infatti in una nota diramata in proposito – approfondirà i motivi per cui, allo stato attuale, non sono state applicate le fattispecie delle legge 68/2015, tra cui quella di disastro ambientale che, a differenza di quella di «disastro innominato», ha tempi di prescrizione ben più lunghi e rende meno difficoltosa l’identificazione dei responsabili”.

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