Quel braccio teso che Cicero poteva evitare
Vicenza – Oggi il Giornale di Vicenza ha dedicato quasi un’intera pagina a Claudio Cicero, assessore alla mobilità del Comune di Vicenza. L’occasione era data da una ricorrenza particolare, ovvero il ventesimo anniversario del suo ingresso in consiglio comunale, un ventennio ininterrotto che costituisce di per sè un piccolo primato. Convitato di pietra, sebbene non certo nascosto, è stato un altro ventennio, ormai lontano nel tempo ma vicino al cuore dell’assessore vicentino, che non ne ha mai fatto mistero ma anzi lo ha spesso rivendicato.
Naturalmente ci riferiamo al ventennio fascista, e ricordiamo anche quel piccolo caso che si creò qualche anno fa quando si seppe che l’amministratore comunale aveva nel suo ufficio un calendario con effigi di Benito Mussolini. Anche la foto di Cicero che il quotidiano di via Fermi pubblicava oggi, e che riportiamo sopra, strizzava l’occhio con evidenza alla retorica di quel ventennio, con quel braccio teso (in aggiunta alla camicia nera) che non sappiamo se era voluto o accidentale.
Molti lettori non hanno però avuto dubbi, e si è scatenata la polemica. E’ nato insomma un piccolo “Caso del balcone”, con alcune conseguenti critiche per l’assessore, sia da sinistra che da destra. In altre parole quel braccio teso sembra aver scontentato tutti, e la prova arriva leggendo cosa dicono in proposito le due opposte fazioni, ovvero l’estrema sinistra e l’estrema destra.
“E’ gravissimo – si legge ad esempio in una nota del centro sociale Bocciodromo – che un assessore si permetta di fare il saluto romano dal balcone del municipio. Che questa giunta andasse a braccetto con i fascisti lo sapevamo: i post su facebook, il revisionismo, i flirt con Casapound e Forza Nuova, la guerra ai disperati. Ma non ci aspettavamo di vedere anche il saluto romano, per poi negare come il più vigliacco dei fascisti. Con questa foto è stato passato il segno, questa città li ha già cacciati nell’aprile del ’45 e sapremo rifarlo. E’ ora di mobilitarsi per difendere Vicenza, il tempo delle goliardate è finito”.
Da destra invece è il Movimento Italia Sociale di Vicenza a commentare, definendo il fascismo della giunta Rucco “inventato da antifascisti, dossieristi ed opposizione, inevitabilmente sfruttato, poi, dalla stampa locale a fini scandalistici o per alimentare polemiche, ed infine simpaticamente interpretato da qualche amministratore come in una commedia degli equivoci, fra strizzatine d’occhio, retromarce e smentite sdegnose. Allarmi siam fascisti. Anzi, no. Anzi, forse…”
“Non un bello spettacolo, a dir la verità – conclude il portavoce del Mis Gian Luca Deghenghi -, ma da qui ad immaginare la Sala Bernarda trasformata in un bivacco di manipoli ce ne corre. Per quanto ci riguarda, quindi, le continue levate di scudi contro il sindaco e certi componenti della giunta in odore di fascismo appaiono ridicole. Altrettanto lo sono le attestazioni di una certa vicinanza agli ideali del fascismo da parte di alcuni di loro. Mancanza di argomenti da una parte, ipocriti ammiccamenti dall’altra”.