Vicenza, la parola ai candidati. Filippo Albertin

Vicenza – Quinta puntata della nostra carrellata di interviste ai candidati sindaco di Vicenza alle elezioni amministrative del 10 giugno. E’ la volta di Filippo Abertin, candidato di Potere al Popolo, formazione giovane, costituitasi praticamente alla fine dell’anno scorso, ma grintosa e combattiva, che ha fatto per altro già registrare un certo consenso alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, modesto ma rispettabile, data la situazione. Si tratta, come certamente molti sapranno, di un movimento nato nell’ambito della sinistra, anche in quegli spazi lasciati vuoti dalla sinistra più istituzionale e di governo, che negli ultimi anni si è fatta più criticare che apprezzare dal suo elettorato progressista. “Classe 1975, padovano, da un lato economista aziendale, dall’altro pianista e compositore”, così si presenta Albertin nel suo curriculum… Come prima domanda, gli abbiamo chiesto di illustrarci le sue priorità, quali temi affronterebbe se fosse eletto sindaco di Vicenza.
La priorità assoluta – ha risposto –, per Potere al Popolo e quindi per me come candidato sindaco, è quella di cambiare radicalmente i processi decisionali a livello di esecutivo comunale, Per troppo tempo la cittadinanza non è stata coinvolta nelle decisioni degli amministratori, soprattutto in temi importanti come la gestione urbanistica, quella ambientale e la mobilità. Su argomenti come questi c’è stata sempre una decisione dall’alto, e solo in una secondo tempo, e spesso molto tardi, c’è stata la comunicazione all’opinione pubblica. Questo va completamente rovesciato, e bisogna passare a procedimenti di decisione partecipata della cosa pubblica. Come seconda priorità, vedo un piano d’emergenza per rinegoziare tutte le così dette grandi opere, che oggi minacciano l’ambiente ed il profilo paesaggistico della città, tanto da far preoccupare anche l’Unesco… La nostra terza priorità infine riguarda il lavoro: serve un piano di emergenza comunale per il pieno impiego, e noi vogliamo che l’amministrazione sia protagonista in prima persona e non attraverso appalti e subappalti a cooperative o ditte di vario tipo. Proponiamo un albo comunale, completamente trasparente, che raccolga tutte le richieste di impiego e provveda con tempestività.
Gli altri candidati mettono come priorità la sicurezza. E’ quasi un tormentone…
La nostra posizione sulla sicurezza è chiara: non deve essere fatta di slogan, più o meno elettorali, che “parlano alla pancia” dei cittadini, ma deve essere fatta di concretezza. Intanto il problema è duplice: da un lato c’è il mantenimento della legalità, un aspetto irrinunciabile, dall’altro invece c’è l’evidenza che la sicurezza non deriva solo dal controllo poliziesco ma anche dalla giustizia sociale. Inutile quindi posizionare tante telecamere di video sorveglianza, che non servono a nulla e che tutta Europa sta abbandonando, né abbiamo bisogno di sceriffi e di grandi spiegamenti di forze dell’ordine. Quello che genera la vera sicurezza nelle nostre strade è la redistribuzione del reddito: abbiamo tante nuove povertà, tanto disagio sociale e degrado, ed questo a generare una società insicura. Riteniamo inoltre che una certa situazione di insicurezza in città sia anche voluta dai poteri forti, perché più la gente ha paura e più facile fare affari e distogliere lo sguardo dell’opinione pubblica. E poi c’è l’aspetto del consenso: ingenerare paura nella gente, facendo credere che c’è una grave mancanza di sicurezza, si ottiene un ottimo e facile cavallo di battaglia elettorale, una vera e propria fabbrica di consenso facile…
Sul fronte immigrazione e nomadi?
Bisogna puntare sull’integrazione. Per quanto ci riguarda, abbiamo al nostro interno, anche in lista, persone che sono in contatto, anche sul piano culturale, con le comunità di immigrati e con quelle di nomadi. Ebbene, grazie a questo sappiamo che si tratta di comunità che sono realmente in grado di integrarsi e quindi faremo il possibile perché si dica basta ai ghetti. Immigrati e nomadi possono essere come tutti gli altri, possono essere parte della nostra società, ed anche pagare le bollette…
Veniamo a parlare delle grandi opere…
Vicenza è una città che è stata letteralmente sbranata dall’abuso edilizio e dal disastro ambientale. Abbiamo veleni nell’acqua, cementificazione selvaggia. Le grandi opere non sono tali per la collettività ma sono solo grandi infrastrutture speculative, utili a far arricchire i gruppi economici e industriali. Non daranno insomma a Vicenza una nuova mobilità o un miglioramento della vita, ma solo fatturato a qualcuno. Le grandi opere quindi sono, per noi, tutte, tendenzialmente da bloccare e rinegoziare attraverso una gestione partecipata e partecipativa. E attenzione, noi non siamo contro il progresso, anzi, tutt’altro, ma vogliamo che sia vero progresso, che serva alla collettività, e che non sia invece solo una speculazione, addirittura qualcosa di molto nocivo per la città e devastante per l’ambiente.
Qual’è la vostra ricetta per rendere il traffico di Vicenza più fluido?
E’ una questione di sistema… Servono parcheggi nuovi, gratuiti o a prezzi molto popolari, lungo tutta la perimetrale della città. Questo consentirebbe, al consistente flusso di traffico che arriva dai comuni contermini, di posteggiare ed accedere al centro con mezzi pubblici, che nel contempo debbono aumentare di numero e frequenza. Va precisato in aggiunta che la Ztl deve essere flessibilizzata e resa più accessibile a chi lavora, a chi deve fare attività di carico e scarico, di manutenzione, etc. Una Ztl insomma flessibile e semplice, magari gestita con applicazioni smartphone.
E del progetto del filobus cosa pensate…?
In realtà si tratta di un ritorno al passato, di distrugge per ricostruire in una città che aveva una configurazione del genere negli anni ’60. Secondo noi non è questa la soluzione, ma lo sarebbe una circolare su gomma, possibilmente a trazione elettrica o ibrida, che percorra il perimetro intero di Vicenza.
Parliamo di sociale… Cosa proponete per le problematiche sociali?
Proponiamo soprattutto nuovi servizi gratuiti, a sportello, per le tante necessità: da quelle dei minori e dei giovani ai bigogni degli anziani, dei disabili, fino alla integrazione delle comunità di migranti. Tutti questi servizi, come dicevo, devono essere gestiti da uffici comunali e non dati in appalto, magari a cooperative opache o a ditte appaltatrici di dubbia moralità, che gestiscono spesso il servizio in modo poco trasparente. Auspichiamo un nuovo protagonismo comunale dunque, per rispondere in maniera forte ai tanti disagi della città.
A quali risposte pensate in particolare per i giovani?
Riteniamo che i giovani di Vicenza debbano essere coinvolti direttamente nelle scelte dell’amministrazione comunale, sia nelle scelte per il centro che per quelle riguardanti le periferie. Con loro, riuniti in comunità o in associazioni, dovremmo sviluppare dei progetti riguardanti la città intera. Detto questo, bisogna cercare di dare ai giovani le strutture necessarie alla loro crescita e maturazione. Molto può fare in questo senso anche lo sport, e proponiamo un potenziamento di impianti quali palestre ed altri centri di aggregazione legati all’attività fisica. Immettere quindi risorse, anche comunali ma soprattutto provenienti da bandi europei o regionali, a favore dei giovani. Molto importante è anche una valorizzazione dello stadio Menti, che versa in condizioni pietose. Serve una ristrutturazione rapida, dare nuova vita al Menti, per consentire attività non solo calcistiche ma anche di altro tipo.
Adesso, con Renzo Rosso proprietario del Vicenza calcio, è anche possibile…
Sì, infatti, anche noi riteniamo che possa esserci un rilancio del Menti grazie a questo promettente mecenatismo. Se la cosa sarà reale, e non solo una attività di marketing, noi ci saremo senz’altro.
Bene, concludiamo con la cultura ed il turismo culturale…
E’ un punto fondamentale questo per la città. Per quanto ci riguarda, siamo abbastanza in polemica con la passata amministrazione che, secondo noi, ha investito soltanto in grandi eventi, che sono parzialmente anche riusciti, che hanno anche portato un certo flusso turistico, ma che sono stati gestiti in maniera totalmente genuflessa, affidando al privato tutta l’organizzazione senza avere, praticamente, nulla in cambio. Quindi, ricapitolando, i grandi eventi rimarrebbero anche con noi, ma serve in più una programmazione di eventi ed iniziative capillare, in tutta la città ed in tutte le stagioni, perché il centro storico sta morendo. Inoltre bisogna riaprire e riutilizzare per la cultura i tanti spazi vuoti della città, offrirli anche ai giovani vicentini come palestra formativa, in campo teatrale, musicale, culturale in genere.