Pfas, i comitati: “Crimine ambientale che persiste”

Trissino – “Quella del 22 aprile non è stata solo una manifestazione simbolica, ma la denuncia di un crimine ambientale che la popolazione delle terre contaminate da Pfas in Veneto sta subendo tuttora. Un crimine ambientale che persiste da più di 40 anni, dapprima con gli scarichi dell’azienda stessa e ancora oggi con il rilascio di contaminanti presenti nel sottosuolo del sito produttivo di Miteni. A ciò si aggiunge un neo crimine ambientale, derivante dalla produzione di Pfas di nuova generazione, ovvero i composti a 4 atomi di carbonio, tuttora prodotti dall’azienda stessa”.
E’ quanto scrive in una nota diffusa il Movimento No Pfas, in risposta a varie prese di posizione esplicitate negli ultimi tempi dalla Miteni, l’azienda chimica di Trissino ritenuta, almeno per quanto riguarda il passato, la principale responsabile dell’inquinamento da Pfas nella nostra regione. Il passato dicevamo, perché per il presente sembra che gli scarichi Miteni non incidano più di tanto… Tuttavia il Movimento No Pfas ritiene che la produzione dell’azienda trissinese rappresenti ancora un pericolo.
“Come asserito da più fonti istituzionali – spiegano infatti i No Pfas nella nota -, una realtà chimica come Miteni non può continuare a produrre in un sito ubicato sopra alla zona di ricarica delle acque di falda, e per questo è necessario rimuovere la fonte di inquinamento. Inoltre, riteniamo che ad oggi non venga applicato il principio di precauzione, in quanto una popolazione così altamente contaminata non può più assumere nessun nanogrammo di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta”.
“Come confermano i dati più recenti diffusi dalla Regione Veneto – si legge in conclusione -, la contaminazione della popolazione avviene anche per via alimentare, pertanto riteniamo che le Istituzioni preposte debbano fornire dati credibili anche sulla contaminazione degli alimenti allargando le aree di analisi oltre la Zona rossa”.