Rischio valanghe, il parere di Arpav su Malga Ciapela
Padova – Come probabilmente molti ricorderanno, anno fa, proprio il 18 gennaio, a Rigopiano, una frazione del comune di Farindola in provincia di Pescara, una valanga si abbatté su un albergo, provocando la morte di ventinove persone. Alla macchina dei soccorsi, che venne attivata con ritardo e tra le polemiche, parteciparono in molti, da tutta Italia.
Un aiuto venne portato anche dai tecnici del Servizio neve e valanghe Arpav di Arabba, Belluno. Ed oggi, ad un anno distanza dai fatti abruzzesi, propone una riflessione sulla montagna veneta e sui pareri espressi da Arpav in merito al rinnovo degli impianti a fune di Malga Ciapela. La zona è quella della Marmolada, interessata da numerosi fenomeni valanghivi nell’inverno del 1916-17, con gravi perdite umane.
“La conoscenza del rischio valanghe – esordisce la riflessione – è importantissima sia per chi abita in montagna sia per chi la frequenta d’inverno per sciare o per passeggiare sulla neve. E proprio per questo Arpav offre servizi quali esercitazioni gratuite per gli scialpinisti nel Campo Arva del Passo San Pellegrino e bollettini del rischio, reperibili sul sito www.arpa.veneto.it e inviate anche ai gestori dei rifugi”.
Le parole d’ordine di Arpav sono la sicurezza e la conoscenza della montagna e queste sono alla base dei pareri espressi, come prevede la legge, sul rinnovo degli impianti a fune di Malga Ciapela. “Le perizie inviate alla società che gestisce gli impianti evidenziano la presenza di fenomeni valanghivi che possono interessare proprio gli impianti in questione. Le perizie considerano le caratteristiche morfologiche dei siti e i dati storici e non le condizioni estemporanee della presenza o meno di neve. Il 2 gennaio la Provincia di Belluno ha trasmesso ad Arpav il Piano operativo di chiusura temporanea (Poct) prodotto dalla società e l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale ha, a sua volta, inviato alla Provincia di Belluno la valutazione del Piano”.
“Si ritiene – è il parere di Arpav – che il complesso delle misure previsto dal Poct esaminato, sia da ritenersi idoneo a garantire, qualora tempestivamente e puntualmente attuato, la sicurezza e l’incolumità delle persone che usufruiscono degli impianti. Ciò non esclude che in situazioni particolarmente critiche, come accaduto nel febbraio 2014, le valanghe, ancorché mitigate dalle protezioni previste dal Poct o già esistenti, potrebbero interessare i tracciati e le infrastrutture degli impianti”.