Plasmaferesi e Pfas, la posizione di Isde Veneto

Vicenza – La sospensione dell’esecuzione della plasmaferesi e dello scambio plasmatico nei soggetti con elevate concentrazioni di Pfas, decisa dalla Regione Veneto in seguito alle dichiarazioni del ministro della salute e di autorevoli ricercatori dell’Istituto superiore di sanità (Iss), impone delle riflessioni sull’appropriatezza dei provvedimenti attuati dalle istituzioni regionali e nazionali per fronteggiare l’inquinamento da Pfas che ha colpito principalmente un ampio territorio delle province di Vicenza, Padova e Verona”.
E’ quanto scrive in apertura di una lunga riflessione Associazione medici per l’ambiente Isde Italia onlus, esprimendo così il proprio punto di vista sulla questione controversa della utilità della plasmaferesi su chi è contaminato da Pfas. “Nel mese di luglio scorso – si legge ancora nella nota dell’Isde – la Regione Veneto aveva inviato all’Istituto superiore di sanità il protocollo sulla plasmaferesi e lo scambio plasmatico applicati alla rimozione dei Pfas dal sangue dei soggetti contaminati. Il protocollo, a differenza di altri importanti provvedimenti atti a mitigare gli effetti del disastro ambientale, non è stato mai concordato con l’Istituto superiore di sanità”.
“Nonostante questo – continua l’Isde – si è ritenuto di procedere ugualmente, senza attendere il parere dell’Iss che non risulta, tra l’altro, sia stato specificamente sollecitato nonostante il ritardo delle Istituzioni romane nel pronunciarsi. L’intenzione evidentemente, era di abbattere drasticamente le concentrazioni di Pfas nel sangue umano e, in definitiva, di ridurne la tossicità. Questa convinzione per noi medici Isde, non è sufficientemente suffragata da riscontri scientifici e presenta diverse criticità“.
L’Isde ritiene quindi che sia necessario disegnare uno studio sperimentale concordato con l’Istituto superiore di sanità e le principali società scientifiche di medicina trasfusionale e di aferesi. “Nel protocollo – spiega l’associazione dei medici – siano definite a priori modalità, procedure, gestione, monitoraggio dei risultati della plasmaferesi e dello scambio plasmatico quale strumento di riduzione delle concentrazioni plasmatiche dei Pfas, nonché i livelli plasmatici che si intendono raggiungere al termine del ciclo di sedute”.
“È indispensabile – conclude l’Isde – che lo studio sia approvato dai Comitati etici provinciali per la sperimentazione clinica delle aree interessate dall’ inquinamento da Pfas. Solo in questo modo si potranno fornire valide risposte ai tanti dubbi espressi dalla comunità scientifica, soddisfare le aspettative della popolazione il cui interesse principale è di vedersi tutelata la propria salute”.