Vicenza e il potere. “Zonin era dappertutto”

Vicenza – Zonin era dappertutto, refrain e posizione scontata nel racconto autobiografico intitolato “non c’è spazio per quel giudice”. L’ex giudice Cecilia Carreri, con il suo memoriale, scopre nelle deficienze della magistratura, nel linciaggio dei media, negli intrighi degli imprenditori, nell’infingardaggine dei politici, la presenza di un complotto, sotto regìa occulta. Non poi così tanto occulta – ripete lei stessa.
Zonin era dappertutto, quando il procuratore capo Fojadelli chiedeva al Gip Carreri l’archiviazione di una indagine a carico di Zonin e altri, per falso in bilancio, truffa, false comunicazioni sociali. Lei, la gip di allora, nel 2003, respinse quella istanza disponendo l’imputazione coatta.
Zonin era dappertutto perché qualche tempo dopo “non si era riusciti a trovare un magistrato: quasi tutti avevano rapporti con quella banca…” per l’udienza preliminare. Finalmente un Gup fu trovato, ma il giudice Stefano Furlani, anziché limitarsi a valutare se disporre il rinvio a giudizio aveva pronunciato il “non luogo a procedere” nei confronti di Gianni Zonin e il consigliere delegato Glauco Zaniolo.
Zonin era dappertutto se la Procura generale di Venezia impugnando la decisione di quel giudice perché avrebbe “travalicato i limiti delle sue funzioni” per averlo prosciolto. La stessa Corte d’appello, dove conoscenze e amicizie, taluni magistrati anche compagni di caccia, ebbe a fare strame delle accuse al banchiere vicentino.
Zonin era dappertutto quando il Csm, il sinedrio dei magistrati, concederà alla infaticabile giudice 10 mesi e mezzo di congedo per malattia invalidante per il lavoro. Anche se ciò non le impedirà come ebbero a lamentare i colleghi magistrati in un esposto al Csm, di veleggiare a bordo di una barca da 60 piedi – “Mare Verticale” – lungo coste atlantiche inglesi e francesi. In autunno la regata transoceanica, 17 giorni di andata e 22 il ritorno, fino alle coste del Brasile. Al suo ritorno l’aspettano le accuse di: violazione dei doveri del lavoratore per aver posto sotto sforzo la schiena affetta da discopatie.
Zonin era dappertutto. Intanto una feroce campagna mediatica, ecco “la giudice malata” che “fa la velista” (Corriere della Sera) la “toga fannullona” che “si fingeva malata ma girava il mondo in barca” (Il Giornale) e la “giudice in mutua condannata dal Csm” perché “aveva partecipato a una regata transoceanica” (La Stampa), “il magistrato che sfida il mare verticale” (Le Figaro). Il Csm sollecitato dai colleghi la sanzionerà con la perdita di anzianità di un anno e il trasferimento d’ufficio.
Zonin era dappertutto. La Corte di Cassazione nel maggio 2008 che respinge il ricorso della giudice contro la punizione inflittale dal Csm. La Corte dei Conti che la condanna a versare all’erario la (modesta) cifra di 6.714,28 euro pari a poco più d’uno stipendio netto mensile di un giudice. Mentre il Gip di Trento archivia “perché il fatto non sussiste” il procedimento penale per truffa ai danni dello Stato.
Zonin era dappertutto tanto che dopo la pronuncia della Cassazione che respingeva il ricorso, l’organo di autogoverno dei giudici apre una nuova procedura questa volta per la dispensa dal servizio (vulgo licenziamento). Anticipando le conclusioni del Csm la Carreri allora con lettera del 30 maggio 2008 comunica le dimissioni da giudice. Dimissioni “per contestare la legittimità della sentenza del processo disciplinare del Csm e la gogna mediatica cui sono stata ingiustamente esposta ai primi di gennaio del 2008 che ha negativamente condizionato l’appello allora pendente avverso tale sentenza, come è di fatto avvenuto.”.
Zonin era dappertutto nella vicenda kafkiana in cui era caduta, la Carreri aveva denunciato gravi illegalità commesse a palazzo di giustizia. Tabelle falsificate….brogli nell’assegnazione dei fascicoli al fine di favorire imputati eccellenti… (da ilgiornale.it del 24 settembre 2012). Anche per questo la giudice, considerata un corpo estraneo al sistema, fu applicata per tre anni a un doppio incarico. Penale e civile. “Andavo in carcere la mattina e il pomeriggio dovevo sbrigare questo immane arretrato” (…) “scrivere le sentenze civili lasciate in sospeso dai colleghi nell’ultimo quanto di secolo” (ibidem).
Zonin era dappertutto, nel “linciaggio senza precedenti dei colleghi in toga” e “della stampa” che la fecero passare per una “scansafatiche”. Nonostante tutto la ex giudice comunica ripetutamente la revoca delle dimissioni, in pratica una domanda di rientro in servizio. E nel silenzio del Ministro della giustizia si rivolge al Tar del Lazio per chiedere la nullità delle proprie dimissioni “presentate in totale stato di prostrazione”. Il 10 febbraio di quest’anno la sentenza del Tar conclude per un “non c’è spazio per quel giudice”.
Zonin era dappertutto. L’assunto, piuttosto curioso, pur tenendo conto del personaggio tanto singolare, non sembra sufficientemente comprovato, e comunque troppe incongruenze ne segnano i limiti. Apprezzabile la richiesta di giustizia, non solo per sé da parte, della dott.ssa Carreri, ma senza indossare i panni della vittima. Una conclusione è lecito tracciarla, ripercorrendo i principali momenti vissuti ed esposti dalla Carreri: che Zonin, comunque sia e al di là delle gravi vicende riguardanti la sua banca, ha trovato troppe porte aperte, troppe vie spianate, troppe disponibilità. E questi atteggiamenti di subalternità, o anche solo di compiacenza verso il banchiere, lasciano un senso di sconcerto paradossalmente maggiore che non nei confronti dell’onnipotente Zonin.
Giovanni Bertacche – info@bertacche.com