Lettere e Opinioni

Caso Quero, un po’ di verità è necessaria

Vicenza – Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui non ci si può esimere da quelle che potremmo definire operazioni di verità, dal ristabilire un minimo di correttezza e di giustizia. Oggi ci pare giusto farlo con una riflessione su quello che è il caso del giorno, ovvero il diffondersi della notizia dell’arresto in Germania di Matteo Quero, politico e manager pubblico vicentino sorpreso in dicembre con 165 grammi di cannabis dai doganieri tedeschi mentre in macchina ritornava in Italia dopo un soggiorno in Olanda.

La questione sta mettendo in serio imbarazzo l’amministrazione comunale di Vicenza, ed in particolare il sindaco Achille Variati che aveva personalmente scelto Quero, nel 2013, come amministratore unico della controllata pubblica Amcps. Il sindaco ha annunciato la probabile rimozione dal suo incarico del manager, e questo è abbastanza normale. Variati ha detto di aver appreso solo oggi, dalla stampa, quanto era successo. Insomma, non ne aveva saputo nulla nessuno, e non pare così incredibile. Anzi, l’aver nascosto cosa era successo sembra essere la colpa più grave di Quero, assieme alla poco avveduta scelta di attraversare una frontiera delicata come quella con la marijuana in macchina.

Naturalmente non mancheranno le strumentalizzazioni politiche, che purtroppo costituiscono un’abitudine consolidata in Italia. Ma un po’ di verità va ristabilita. Innanzitutto va sottolineato che Quero non si è reso responsabile di un traffico di droga. Tornava da un paese dove la cannabis è legale, o quantomeno il suo consumo e la sua detenzione non costituiscono illecito. Certo, passata la frontiera, la quantità di un etto e mezzo circa di mariuana diventava un illecito penale, ma pare difficile dubitare che si trattasse del solo uso personale, qualcosa insomma che non danneggiava nessuno, se non la credibilità del protagonista, che potrebbe aver con questo concluso la sua carriera politica.

Un illecito comunque ben diverso da un caso di corruzione, o di frode fiscale, o come quello di devastare un territorio per favorire interessi particolari, reati questi, a nostro avviso, molto più gravi, che vanno a danneggiare direttamente la società, e sui quali, al contrario, c’è tanta comprensione unita ad un interessato garantismo. Qualcuno potrebbe dire che la marijuana mal si concilia con un importante incarico pubblico…

In parte può essere vero, ma è anche vero che non stiamo parlando di eroina o di cocaina che, queste sì, hanno effetti devastanti sulla personalità e sulle capacità intellettive. La cannabis, ovvero un suo uso moderato e responsabile, mal si concilia con un incarico pubblico solo perché essa è ancora illegale, per motivi soprattutto di immagine dunque, e non certo perché può impedire ad un cervello di funzionare. Informarsi per credere.

Franco Oriolo

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