Inquinamento idrico da Pfas, un esposto chiede di indagare

E’ stato presentato alla stampa oggi, presso la sede di Legambiente Vicenza, un esposto sottoscritto da una lunga lista di associazioni, tutte riunite nel Coordinamento acqua libera dai Pfas. Redatto in collaborazione col Ceag, Centro di azione giuridica di Legambiente Veneto, l’esposto chiede alle magistrature di Vicenza e Verona di indagare sulla pesante contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche delle falde acquifere, delle acque superficiali e degli acquedotti pubblici, di almeno una trentina di comuni a cavallo tra le province di Vicenza, Verona e Padova, un territorio stimato in circa 150 km quadrati e con una popolazione residente stimata in trecentomila abitanti.
Le associazioni che fanno parte del coordinamento, e che quindi hanno firmato l’esposto, sono Legambiente Veneto, Legambiente Vicenza, Legambiente Verona, Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta, VivererBio Gas Lonigo, Comitato vicentino No Ecomafie, Coordinamento acqua bene comune Vicenza, Associazione No alla centrale ovest vicentino, Cillsa (Cittadini per il lavoro, la legalità, la salute e l’ambiente) di Arzignano, Cittab (Comitato intercomunale tutela territorio area berica) di Lonigo, Isde di Vicenza, Medicina democratica Vicenza, L’esposto è stato sottoscritto anche da singoli cittadini.
L’esposto è corredato da una consulenza medico scientifica, redatta da Vincenzo Cordiano, che mette in correlazione la presenza degli inquinanti nelle acque con la probabile insorgenza di gravi patologie mediche, correlazione che viene citata anche in un documento dell’Istituto superiore di sanità del del gennaio di quest’annoil cui oggetto è: “Acqua destinata al consumo umano contenente sostanze perfluorate nella provincia di Vicenza e comuni limitrofi”. In questo documento l’Istituto superiore di sanità richiama uno studio americano svolto dopo un inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nelle acque del fiume Ohio, e che ha interessato una popolazione di 70.000 abitanti.
Nell’esposto le associazioni chiedono alla magistratura di “porre sotto sequestro le probabili fonti di inquinamento, per evitare il perpetuarsi di un fenomeno inquinante che viene fatto risalire almeno alla fine degli anni ’70”.